La Vita. Tentavo di disegnarla. Un primo schizzo era stato questo: un fiume in piena e noi – intendo quelli che non si lasciano semplicemente trasportare dalla corrente – che cerchiamo di percorrerlo sulle nostre piccole canoe, pronti a schivare rocce disseminate ovunque e sperando di non finire in un vortice da cui non usciremmo vivi. Ma in questa fotografia (troppo realistica infatti) mi era difficile dare la giusta dimensione all’affetto che mi lega a tre persone speciali. In questo modo non sarei riuscito a parlarvi di Matteo, di Alberto e di Ricardo. Così, pensando ad un nome da dare al mio blog, ho immaginato che “il faro” potesse essere non solo metafora di me stesso, ma anche della nostra amicizia. In quelle acque agitate, allora, non siamo più quattro temerarie imbarcazioni che cercano di stare a galla, semplici rotte tra le rotte, ma diveniamo dei punti fissi, l’uno per l’altro, che cercano a loro modo di far luce in un mondo sempre più eclissato dal nonsenso. Che cercano di mostrare a gli altri chi sono, di indicare il loro cammino. La speranza è quella di incontrare qualcuno che condivida con noi passioni, ideali e sogni. Che, insomma, condivida la nostra esistenza. Ecco perché nasce il faro, come metafora di uno sguardo “sempre fisso che sovrasta la tempesta”, di un ideale che non cede alle pressioni della superficialità e della mediocrità; che controcorrente, se necessario, continuerà ad illuminare il suo angolo di mondo. E poi i colori. I colori con i quali dipingiamo la nostra vita. Ad ognuno il suo, differente, per simboleggiare le nostre peculiarità. Ragazzi, vi conosco esattamente dallo stesso istante: primo giorno di scuola alla IA del liceo Morin. Però vi ho “incontrati” in momenti diversi. È stata la luce verde di Matteo la prima ad illuminare nella mia stessa direzione. Una luce accecante, capace di illuminare il Cosmo intero, e talmente simile alla mia che se fossimo nati stelle saremmo stati Mizar ed Alcor, una stella doppia. E da quel momento, giorno dopo giorno, capii che avevo conosciuto una persona con la quale condividere, e forse realizzare, gran parte dei miei sogni. È stata poi la volta della luce viola. Non a caso quel colore lo conobbi in un momento particolare della sua vita. Di colpo venni illuminato da una profondità d’animo senza eguali e da una coerenza morale a cui spesso cerco di tendere, ma come si tende all’infinito, senza mai raggiungerlo. Un colore, il viola di Alberto, che illumina di un’apparente malinconia, come un canto di violino che suona una musica criptica – perché preziosa – ma che nasconde un messaggio che è il significato stesso della vita: Amore. Ultima, la luce azzurra, è diventata in questi ultimi anni la colonna sonora della mie giornate. Ricardo è la persona che più si avvicina al mio personale concetto di artista: una creatività quasi surreale, come un film di Tim Burton. E poi il suo entusiasmo è fuoco vivo che nutre le mie passioni, dal canto alla scrittura, e che si ravviva ogni volta che le nostre strade si incontrano.
Vi voglio bene ragazzi.
Vostro,
Mattia.
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